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Santeraclio scritta

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A Km 5.2 da Trevi, sulla statale in direzione Foligno quindi a sinistra oltre la ferrovia. La chiesa prende nome da una pietra rettangolare di colore rosso e forata al centro, posta all'interno, da cui si dice uscisse un'acqua curativa. I reperti archeologici rinvenuti nel sito (tra cui i resti della massicciata della Flaminia e un'iscrizione intitolata a Giove Ottimo Massimo, conservata all'interno) fanno ritenere che qui sorgesse il centro urbano di «Trebiae» sviluppatesi in età imperiale. La chiesa attuale fu eretta, su strutture alto-medievali, probabilmente nel secolo XIII il presbiterio e il portico sono rifacimento e aggiunta quattrocenteschi. L'esterno e l'interno, a tre navate con volte asimmetriche e pilastri che riutilizzano ampiamente materiali di epoca romana, sono ricoperti di affreschi votivi dovuti a Bartolomeo da Miranda (1449), Valerio de' Muti da Foligno (1477) e numerosi pittori folignati coevi. All'interno, rimangono tracce della decorazione ad affresco dell'edificio più antico: ai lati dell'ingresso principale le immagini dei Ss. Pietro e Paolo (sec. XI); sulla parte alta delle pareti della navata centrale, pitture del sec. XII (?). Addossato al primo pilastro destro tabernacolo marmoreo attribuito a Rocco da Vicenza, con scomparto centrale scolpito a bassorilievo e dipinto su stucco, probabilmente della seconda metà del sec. XV. Sullo stesso pilastro, la pietra rossa taumaturgica che dà il nome alla chiesa. [da Touring Club Italiano]

 

CHIESA SANTA MARIA DI PIETRAROSSA - TREVI (Pg).
Chiesa romanica a tre navate, con portico esterno su tre lati; le pareti interne e quelle prospettanti nel portico sono completamente affrescate. Il nome deriva da una pietra rossiccia, murata sul secondo pilastro della navata centrale, con al centro un foro, da cui probabilmente sgorgava acqua in una utilizzazione precedente.
Una tradizione antichissima, forse risalente al paganesimo, le attribuiva poteri taumaturgici nella cura della infertilità.
Da tempo immemorabile viene tramandato che la notte di S. Giovanni (24 giugno) si osservava un aumento dell'acqua nei pozzi della zona e fino al XVI secolo le donne di Trevi vi andavano in pellegrinaggio durante quella notte e la notte di S. Ambrogio. Gregorio XIII, che era stato canonico a Trevi e ben conosceva l'usanza, tra i primi atti del suo pontificato vietò tali manifestazioni, sicuramente legate a costumi e credenze risalenti al paganesimo.
Addossato al primo pilastro a dx si può ammirare un elegante altarino in marmo, attribuito a Rocco da Vicenza, che nei primi del '500 operava in loco.
Foto: iluoghidelsilenzio.